GIORNATA DELLA MEMORIA: RICORDARE NON È UN’OPZIONE, MA UN DOVERE MORALE, SOCIALE E GIURIDICO CUI CAMMINO NON SI SOTTRAE

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Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono ad Auschwitz, nel campo di sterminio, rendendo visibile a tutti ciò che si sapeva da tempo negli ambienti che contavano, ma che sconvolse coloro che non avevano saputo o avevano preferito non sapere. Scheletri sopravvissuti, forni crematori, lavori forzati, fosse comuni: l’eccidio di massa scientificamente consumato per anni nei confronti di ebrei, minoranze etniche, omosessuali ed avversari politici. A compiere tutto ciò aguzzini fanatici, torturatori, sedicenti scienziati, ma anche uomini e donne ‘normali’, con la coscienza addormentata, addomesticata, distratta, impaurita, rassegnata a ciò che quotidianamente avveniva e che non si poteva non sapere.

Auschwitz è in Polonia, paese occupato dai nazisti all’inizio della II Guerra Mondiale. Non ci si può esimere dal porsi qualche domanda percorrendo la Blutstrasse (strada di sangue, in tedesco) da Weimar, uno dei maggiori centri culturali della Germania e dell’Europa, già allora ridente cittadina universitaria dove avevano dimorato e operato Bach, Schiller, Goethe, Liszt, Schopenhauer (geni cui tanto la nostra civiltà europea è debitrice). La strada si snoda nei boschi e conduce a Buchenwald, distante solo pochi chilometri, campo di concentramento al cui ingresso si snodano una dopo l’altra le celle della tortura e della morte. Non si può fare a meno di chiedersi come gli abitanti potessero ignorare i convogli pieni di persone ammassate come animali e la fine cui erano destinati. Non si può evitare di chiedersi come sia stato possibile che tanta gente ‘per bene’ giungesse nel silenzio e nel tornaconto del benessere familiare e personale, a tollerare, tacere e vivere tranquillamente, disinteressandosi di un’immane tragedia che si consumava quotidianamente, per anni, lì accanto.

Afferma Maria Giovanna Ruo, presidente di Cammino: “Il tema della memoria non è ‘solo’ ricordare cosa sia successo nel XX secolo ad opera di un’ideologia perversa e oscena che ha scientificamente programmato ed attuato la tortura e la morte di sei milioni di persone perché ebrei; non è ‘solo’ esecrare gli artefici di tale ideologia – così come di altre ideologie di tortura e sterminio – e i programmatori ed esecutori dell’eccidio, ma anche tenere presente che vi è stato un silenzio assordante e complice di coscienze addormentate che per anni, giorno dopo giorno, hanno preferito non guardare, non vedere. Non scorgere i segnali, il crescere e l’evolversi del mostro. Persone che forse hanno anche applaudito a chi assicurava loro di essere migliori perché “ariani”, trovando ciò rassicurante, appagante, gratificante. Uomini e donne non peggiori di tanti altri. Forse, anzi probabilmente, non peggiori di me.

Tale orrido fiume sotterraneo di odio, morte, disprezzo e denigrazione va ricordato, per onorare la memoria di coloro che ne furono vittime. Ma anche per evocare la memoria di coloro che ne furono artefici e complici, perché quando si ripetono episodi di squallido antisemitismo e di razzismo (sempre più frequenti), quando viene evocata la paura dell’altro perché è facile e consolatorio costruire capri espiatori per i nostri problemi, l’orrido fiume sotterraneo si manifesta, torna in superficie, inquina e ripropone gli stessi meccanismi di odio e morte dai quali la Shoah è nata.

Aggiunge la Ruo: “La memoria ci pone il tema di chi siamo e dove vogliamo andare, della vita e della dignità umana negata a persone senza colpa, vessate ed uccise solo perché appartenenti al popolo ebraico o ad altre minoranze, allora; nelle Foibe, poco dopo; e oggi a persone in fuga da guerra e povertà, tenute nei campi di concentramento e tortura in Libia o stipate sui barconi nel Mediterraneo. Ed il pensiero va anche ad altre minoranze etniche o religiose perseguitate”.

La memoria diventa quindi obbligo morale, sociale e giuridico perché antidoto e strumento di contrasto per non perdere l’umanità. Obbligo cui Cammino non si sottrae, ribadendo il suo impegno per la promozione e la tutela di tutti i soggetti vulnerabili e dei loro diritti fondamentali.

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